mercoledì 16 settembre 2020

Stadio Adriano Panatta al Foro Italico: quando?

Mio padre mi portava spesso a Roma in occasione degli Internazioni di tennis ed ho avuto la possibilità di veder giocare Adriano Panatta dal vivo, durante la Coppa Davis contro l'Inghilterra. 
Il gioco di Adriano era la manifestazione naturale dei gesti, avresti detto che il tennis lo aveva inventato lui da solo: la fluidità, la bellezza dell'impostazione fisica in campo, l'eleganza nel colpire anche in situazioni di poco equilibrio, la racchetta che disegnava nell'aria immagini perfette che ribattevano la palla come per magia. La cosa che colpiva maggiormente era il clima del campo centrale, il pubblico che gridava: A-dria-no! seguito dagli applausi fatti in maniera cadenzata. Era una vera e propria arena dell'antica Roma, una popolarità ed un tifo di tipo calcistico che creava un'atmosfera quasi surreale.
Un'immagine così bella sopravvive per sempre, soprattutto perché rimanda a qualcosa di più profondo, alla sensazione che il tuo campione preferito esprima il tuo ideale, una realtà traslata nel tempo e nello spazio che si concretizza nel campo da tennis.
Adriano Panatta non è stato un giocatore, ma il giocatore, quello ideale, del sacrificio, della semplicità, dell'espressione della bellezza.
Il concetto di campione comprende molteplici aspetti della nostra umanità che vanno oltre lo sport,
sublimano un'esistenza di vittoria e affermazione, un modello di equilibrio in evoluzione nel quale rispecchiarsi ai confini della realtà.
La popolarità raggiunta negli anni '80 aveva radici più profonde, senza voler sminuire nessuno: le informazioni giravano, ma meno velocemente, l'immaginario collettivo parlava di gesta, con meno immagini di riferimento e più aderenza alla realtà vissuta.
Cosi, Adriano Panatta è stato un gladiatore di fama mondiale e le sue gesta sono divenute leggenda: un tifo così profondo in un campo da tennis non l'ho mai né visto né sentito.
Il più grande di tutti i tempi? E' difficile poter fare una scelta, non bastano i risultati, contano soprattutto le emozioni.


Cristiano Bartolomei