sabato 19 giugno 2021

Un Roger da Roland Garros perde il ritmo sull'erba di Halle

 Credo che sia importante giocare senza riserve, lasciarsi andare, non va bene essere concentrati su uno stesso obiettivo. L' erba di Halle rende la superficie velocissima, si fa fatica a prendere il ritmo, ritmo che Federer aveva acquistato sulla terra. Non posso sapere come si sia sentito a Parigi, ma credo che gli avrebbe fatto bene crederci fino alla fine, senza il timore di togliere qualcosa al prossimo Wimbledon. Gli avrebbe fatto bene anche per distogliere l'attenzione dal torneo al quale tiene tanto. Se avesse vinto con Berrettini avrebbe raggiunto i quarti di finale, risultato comunque straordinario. E poi, chissà... Non bisogna dimenticare che spesso le vittorie sopraggiungono quasi inaspettatamente, proprio quando senti di avere poco da perdere. Era successo lo stesso al suo rientro in Australia, con una vittoria straordinaria contro Nadal. 

Quando si rientra dopo tanto tempo, in genere è così, la prima partita va benissimo, si gioca con desiderio e con istinto, la seconda va sempre peggio, semplicemente perché si inizia a pensare troppo e gli automatismi che ritornano, risvegliati dalla memoria tennistica, di colpo sembrano venire meno.

Come riacquistare il ritmo su una superficie dove si chiude il punto al massimo dopo 4 colpi? Tanto palleggio sotto pressione, come se fosse un campo lento. La chiusura d'istinto, veloce, ce l'hai già, non hai bisogno di acquistarla, almeno non quanto il ritmo. 

Il problema è che quando iniziamo a crescere facciamo le cose come se la nostra fosse una corsa contro il tempo, con il timore che la nostra occasione possa essere l'ultima. Ma dobbiamo ricordare che questa stessa sensazione l'abbiamo provata anche anni prima, dunque, non dipende dall'età.

Felix ha fatto il Federer e Roger non è mai entrato in partita, ha giocato con il freno a mano tirato. Così, i muscoli non si scaldano, le gambe ti sembrano pesanti e la fiducia viene meno.

La fiducia in sé stessi, che parolone. All'improvviso ci scopriamo umani, ma il talento rimane, basta trovare la strada giusta per farlo riemergere. Dopo un infortunio si continua a fare costantemente un giro di prova, ancora sotto test, ma il test è stato ampiamente superato in precedenza. Chiunque pagherebbe oro per giungere agli ottavi al Roland Garros e per tanti sarebbe una vittoria. E questa vittoria, per Roger, rimane, basta prenderne coscienza.

Cristiano Bartolomei

mercoledì 16 giugno 2021

Novak Djokovic: Roland Garros 2021

Djokovic ha disputato un torneo fantastico, ha superato mille difficoltà battendo giocatori di altissimo livello, riuscendo a recuperare partite che sembravano già perse. La cosa più bella di questi grandi giocatori è la conapevolezza di essere entrati a far parte di un mondo che, pur vedendoli avversari, li comprende.
Ricordo le parole di Federer dopo aver perso una delle finali di Wimbledon, quando aveva sottolineato, pur uscendo sconfitto, la soddisfazione di aver fatto parte di quella partita.
Ecco il senso di questi "incontri", vivere simultaneamente le stesse emozioni, contribuire vicendevolmente alla realizzazione dell'evento, indipendentemente dalla possibilità di prevalere sull'altro.
Mi ha colpito lo sguardo di Nadal rivolto a Djokovic, dopo averlo battuto nella finale degli Internazionali di Roma di quest'anno, il suo volto che esprimeva un atteggiamento consolatorio e altruista verso l'avverario. Essere un vero campione è soprattutto questo, gioire delle proprie vittorie senza dimenticare le proprie sconfitte, cosa si prova, quanto sacrificio c'è dietro ogni palla colpita, dietro ogni traguardo o momentaneo fallimento.
Ogni giocatore esprime il proprio modo di essere, il sacrificio, la sensibilità, una profonda umanità.
Cosa trascina il pubblico fino alla fine della partità? Cosa, se non il pathos, nel senso più classico del termine, la partecipazione profonda ad un legame che si instaura tra pubblico e tennista.
Nole ha palato di due voci opposte che si alternavano nella sua testa, dopo aver perso i primi due set con Tsitsipas, scofitta o possibilità di vittoria. E' riuscito a far prevalere la seconda, tenendo viva la speranza. Un grande insegnamento, il bisogno di credere fortemente in sé stessi, senza paura.
Penso che abbia vinto, prima che il Djokovic giocatore di tennis, l'uomo Djokovic, con le sue debolezze e con la sua profonda umanità. Spesso ci soffermiamo superficialmente sull'istinto emozionale che ci coinvolge, facendo il tifo per una persona o per un'altra, mentre sarebbe più giusto riuscire ad avere una visione d'insieme e sentirci parte di quella stretta di mano finale che rappresenta, non solo la fine di una partita, ma il proseguimento di un viaggio che continua a compiersi davanti ai nostri occhi.

Cristiano Bartolomei