mercoledì 16 giugno 2021

Novak Djokovic: Roland Garros 2021

Djokovic ha disputato un torneo fantastico, ha superato mille difficoltà battendo giocatori di altissimo livello, riuscendo a recuperare partite che sembravano già perse. La cosa più bella di questi grandi giocatori è la conapevolezza di essere entrati a far parte di un mondo che, pur vedendoli avversari, li comprende.
Ricordo le parole di Federer dopo aver perso una delle finali di Wimbledon, quando aveva sottolineato, pur uscendo sconfitto, la soddisfazione di aver fatto parte di quella partita.
Ecco il senso di questi "incontri", vivere simultaneamente le stesse emozioni, contribuire vicendevolmente alla realizzazione dell'evento, indipendentemente dalla possibilità di prevalere sull'altro.
Mi ha colpito lo sguardo di Nadal rivolto a Djokovic, dopo averlo battuto nella finale degli Internazionali di Roma di quest'anno, il suo volto che esprimeva un atteggiamento consolatorio e altruista verso l'avverario. Essere un vero campione è soprattutto questo, gioire delle proprie vittorie senza dimenticare le proprie sconfitte, cosa si prova, quanto sacrificio c'è dietro ogni palla colpita, dietro ogni traguardo o momentaneo fallimento.
Ogni giocatore esprime il proprio modo di essere, il sacrificio, la sensibilità, una profonda umanità.
Cosa trascina il pubblico fino alla fine della partità? Cosa, se non il pathos, nel senso più classico del termine, la partecipazione profonda ad un legame che si instaura tra pubblico e tennista.
Nole ha palato di due voci opposte che si alternavano nella sua testa, dopo aver perso i primi due set con Tsitsipas, scofitta o possibilità di vittoria. E' riuscito a far prevalere la seconda, tenendo viva la speranza. Un grande insegnamento, il bisogno di credere fortemente in sé stessi, senza paura.
Penso che abbia vinto, prima che il Djokovic giocatore di tennis, l'uomo Djokovic, con le sue debolezze e con la sua profonda umanità. Spesso ci soffermiamo superficialmente sull'istinto emozionale che ci coinvolge, facendo il tifo per una persona o per un'altra, mentre sarebbe più giusto riuscire ad avere una visione d'insieme e sentirci parte di quella stretta di mano finale che rappresenta, non solo la fine di una partita, ma il proseguimento di un viaggio che continua a compiersi davanti ai nostri occhi.

Cristiano Bartolomei


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