sabato 10 luglio 2021

Roger Federer, Wimbledon 2021: the uncertainty of the present and the certainty of the future. - Roger Federer a Wimbledon 2021: l'incertezza del presente e la certezza del futuro.

 Roger Federer è riuscito a raggiungere i quarti di finale di questa edizione di Wimbledon, superando le incertezze di una preparazione al torneo che non è stata perfetta come avrebbe voluto. Si sa, non sempre il recupero dopo un infortunio avviene sempre secondo le aspettative. Ci sono alti e bassi, può subentrare il dolore, la paura di farsi ancora più male, qualche piccola infiammazione e altre miriadi di variabili che fanno parte del nostro recupero corporeo.

Affrontare gli infortuni non è mai semplice, ancora di più quando questi incidenti di percorso mettono a repentaglio il tuo lavoro, la tua integrità, la tua necessità di prepararti seguendo degli schemi prestabiliti che sai che ti potrebbero portare alla vittoria.

Ecco, è come affrontare un esame all'Università sapendo di non aver potuto ripetere e pensare: se avessi avuto altre due settimane, sarebbe stato perfetto.

Purtroppo Roger non ha potuto studiare come avrebbe voluto, ma nonostante tutto, è riuscito a superare il suo esame con il pieno dei voti!

Se fossi in lui, sarei pienamente soddisfatto, e penso che lo sia. Certo, un po' di tristezza, non tanto per aver perso l'opportunità di avvicinarsi alla finale, quanto il rammarico per non aver potuto controllare la situazione come avrebbe voluto.

Guardando le cose con questa ottica, credo che Federer abbia disputato uno dei suoi migliori Wimbledon, risultando più vincente di sempre. Ha saputo rischiare, mettersi in gioco, provare a trovare gli appoggi, senza la solita sicurezza acquisita, prepararsi al torneo giocando il torneo stesso.

Roger, che forza! Per me hai vinto tante finali tutte in una volta, e per questo, già soltanto per come hai disputato questo torneo, vincerai ancora tanto! Perché in queste due settimane di palestra hai assaporato vittorie faticosissime,anche nella sconfitta, rimanendo fedele al tuo amore per il tennis.


Cristiano Bartolomei

sabato 19 giugno 2021

Un Roger da Roland Garros perde il ritmo sull'erba di Halle

 Credo che sia importante giocare senza riserve, lasciarsi andare, non va bene essere concentrati su uno stesso obiettivo. L' erba di Halle rende la superficie velocissima, si fa fatica a prendere il ritmo, ritmo che Federer aveva acquistato sulla terra. Non posso sapere come si sia sentito a Parigi, ma credo che gli avrebbe fatto bene crederci fino alla fine, senza il timore di togliere qualcosa al prossimo Wimbledon. Gli avrebbe fatto bene anche per distogliere l'attenzione dal torneo al quale tiene tanto. Se avesse vinto con Berrettini avrebbe raggiunto i quarti di finale, risultato comunque straordinario. E poi, chissà... Non bisogna dimenticare che spesso le vittorie sopraggiungono quasi inaspettatamente, proprio quando senti di avere poco da perdere. Era successo lo stesso al suo rientro in Australia, con una vittoria straordinaria contro Nadal. 

Quando si rientra dopo tanto tempo, in genere è così, la prima partita va benissimo, si gioca con desiderio e con istinto, la seconda va sempre peggio, semplicemente perché si inizia a pensare troppo e gli automatismi che ritornano, risvegliati dalla memoria tennistica, di colpo sembrano venire meno.

Come riacquistare il ritmo su una superficie dove si chiude il punto al massimo dopo 4 colpi? Tanto palleggio sotto pressione, come se fosse un campo lento. La chiusura d'istinto, veloce, ce l'hai già, non hai bisogno di acquistarla, almeno non quanto il ritmo. 

Il problema è che quando iniziamo a crescere facciamo le cose come se la nostra fosse una corsa contro il tempo, con il timore che la nostra occasione possa essere l'ultima. Ma dobbiamo ricordare che questa stessa sensazione l'abbiamo provata anche anni prima, dunque, non dipende dall'età.

Felix ha fatto il Federer e Roger non è mai entrato in partita, ha giocato con il freno a mano tirato. Così, i muscoli non si scaldano, le gambe ti sembrano pesanti e la fiducia viene meno.

La fiducia in sé stessi, che parolone. All'improvviso ci scopriamo umani, ma il talento rimane, basta trovare la strada giusta per farlo riemergere. Dopo un infortunio si continua a fare costantemente un giro di prova, ancora sotto test, ma il test è stato ampiamente superato in precedenza. Chiunque pagherebbe oro per giungere agli ottavi al Roland Garros e per tanti sarebbe una vittoria. E questa vittoria, per Roger, rimane, basta prenderne coscienza.

Cristiano Bartolomei

mercoledì 16 giugno 2021

Novak Djokovic: Roland Garros 2021

Djokovic ha disputato un torneo fantastico, ha superato mille difficoltà battendo giocatori di altissimo livello, riuscendo a recuperare partite che sembravano già perse. La cosa più bella di questi grandi giocatori è la conapevolezza di essere entrati a far parte di un mondo che, pur vedendoli avversari, li comprende.
Ricordo le parole di Federer dopo aver perso una delle finali di Wimbledon, quando aveva sottolineato, pur uscendo sconfitto, la soddisfazione di aver fatto parte di quella partita.
Ecco il senso di questi "incontri", vivere simultaneamente le stesse emozioni, contribuire vicendevolmente alla realizzazione dell'evento, indipendentemente dalla possibilità di prevalere sull'altro.
Mi ha colpito lo sguardo di Nadal rivolto a Djokovic, dopo averlo battuto nella finale degli Internazionali di Roma di quest'anno, il suo volto che esprimeva un atteggiamento consolatorio e altruista verso l'avverario. Essere un vero campione è soprattutto questo, gioire delle proprie vittorie senza dimenticare le proprie sconfitte, cosa si prova, quanto sacrificio c'è dietro ogni palla colpita, dietro ogni traguardo o momentaneo fallimento.
Ogni giocatore esprime il proprio modo di essere, il sacrificio, la sensibilità, una profonda umanità.
Cosa trascina il pubblico fino alla fine della partità? Cosa, se non il pathos, nel senso più classico del termine, la partecipazione profonda ad un legame che si instaura tra pubblico e tennista.
Nole ha palato di due voci opposte che si alternavano nella sua testa, dopo aver perso i primi due set con Tsitsipas, scofitta o possibilità di vittoria. E' riuscito a far prevalere la seconda, tenendo viva la speranza. Un grande insegnamento, il bisogno di credere fortemente in sé stessi, senza paura.
Penso che abbia vinto, prima che il Djokovic giocatore di tennis, l'uomo Djokovic, con le sue debolezze e con la sua profonda umanità. Spesso ci soffermiamo superficialmente sull'istinto emozionale che ci coinvolge, facendo il tifo per una persona o per un'altra, mentre sarebbe più giusto riuscire ad avere una visione d'insieme e sentirci parte di quella stretta di mano finale che rappresenta, non solo la fine di una partita, ma il proseguimento di un viaggio che continua a compiersi davanti ai nostri occhi.

Cristiano Bartolomei


giovedì 11 marzo 2021

Federer - Evans, 10 marzo 2021 - Doha

 La partita è stata bella e intensa e sapevo che Federer avrebbe giocato bene. Credo che si sia preparato alla perfezione, senza trascurare nessun aspetto del suo gioco. La percentuale delle prime palle di servizio è stata altissima, la prova più evidente della sua concentrazione. Nei momenti più importanti del match è stato straordinario, ha giocato in maniera istintiva, attingendo a quel bagaglio da fuoriclasse, a quella risorsa infinita che è tipica dei campioni. Perché certi colpi non si insegnano, fanno parte del DNA, sono espressione concreta di un modo di sentire le cose che è meravigliosamente unico. Come alcuni scrittori del passato che hanno riempito le pagine della letteratura, scrivendo frasi che rimarranno per sempre nella nostra storia, perfette per indicarci la strada giusta da percorrere, dei piccoli tesori da custodire e dai quali attingere nei momenti di difficoltà, così Roger ha aggiunto un piccolo capitolo al suo diario, al nostro racconto. Chi gioca o ha giocato a tennis conosce benissimo le sensazioni che si hanno, rientrando nel circuito dopo tanto tempo. Un anno è davvero un bel fardello non tennistico da elaborare. Si, tutto ti riesce bene, quasi come prima, ma in alcuni momenti si avverte la sensazione di dover ricominciare da capo:
qualche errore di troppo, la senibilità nel colpire da alcune zone del campo che viene contaminata da dubbi e ripensamenti, passi troppo veloci o troppo lenti, distanze che sembrano cambiare sorprendentemente e l'impatto con la palla che non sembra più lo stesso.
Tutto superato, non senza sacrifici, non senza la pressione di voler fare bene fin da subito.
Una delle cose che fa davvero la differenza è poprio la preparazione, accurata e profonda, affrontata con dedizione e sacrificio. Il vero talento comprende anche questo aspetto, spesso trascurato, la capacità di lavorare sui dettagli, di mettersi sempre in discussione, fino agli ultimi aggiustamenti prima della competizione. Federer ha sorriso dopo alcuni errori commessi, perché già conosceva il finale di questa nuova storia, ci ha consegnato una bozza, quasi perfetta, così, scritta a mano; poterne apprendere piccole cancellature e incertezze rende tutto ancora più affascinante, come un antico manoscritto che ritorna alla luce.

Crsitiano Bartolomei

mercoledì 16 settembre 2020

Stadio Adriano Panatta al Foro Italico: quando?

Mio padre mi portava spesso a Roma in occasione degli Internazioni di tennis ed ho avuto la possibilità di veder giocare Adriano Panatta dal vivo, durante la Coppa Davis contro l'Inghilterra. 
Il gioco di Adriano era la manifestazione naturale dei gesti, avresti detto che il tennis lo aveva inventato lui da solo: la fluidità, la bellezza dell'impostazione fisica in campo, l'eleganza nel colpire anche in situazioni di poco equilibrio, la racchetta che disegnava nell'aria immagini perfette che ribattevano la palla come per magia. La cosa che colpiva maggiormente era il clima del campo centrale, il pubblico che gridava: A-dria-no! seguito dagli applausi fatti in maniera cadenzata. Era una vera e propria arena dell'antica Roma, una popolarità ed un tifo di tipo calcistico che creava un'atmosfera quasi surreale.
Un'immagine così bella sopravvive per sempre, soprattutto perché rimanda a qualcosa di più profondo, alla sensazione che il tuo campione preferito esprima il tuo ideale, una realtà traslata nel tempo e nello spazio che si concretizza nel campo da tennis.
Adriano Panatta non è stato un giocatore, ma il giocatore, quello ideale, del sacrificio, della semplicità, dell'espressione della bellezza.
Il concetto di campione comprende molteplici aspetti della nostra umanità che vanno oltre lo sport,
sublimano un'esistenza di vittoria e affermazione, un modello di equilibrio in evoluzione nel quale rispecchiarsi ai confini della realtà.
La popolarità raggiunta negli anni '80 aveva radici più profonde, senza voler sminuire nessuno: le informazioni giravano, ma meno velocemente, l'immaginario collettivo parlava di gesta, con meno immagini di riferimento e più aderenza alla realtà vissuta.
Cosi, Adriano Panatta è stato un gladiatore di fama mondiale e le sue gesta sono divenute leggenda: un tifo così profondo in un campo da tennis non l'ho mai né visto né sentito.
Il più grande di tutti i tempi? E' difficile poter fare una scelta, non bastano i risultati, contano soprattutto le emozioni.


Cristiano Bartolomei

martedì 31 gennaio 2017

Australian Open 2017: la parola a Roger Federer!

Roger ha parlato con la sua racchetta, ha messo fine alle infinite discussioni che dal 2013, anno sfortunato, avevano riempito le pagine bianche di inutili parole sul suo calo di rendimento, sul suo tramonto tennistico. Ma quale tramonto! Il suo tennis non ha eta', persino Rod Laver durante qualche intervista ha accennato  alla grandezza del tennis di Federer, esaltandone la classicita'.
Come una moderna Odissea o Iliade, Federer unisce diverse generazioni, firmando le sue imprese come un bellissimo quadro d'autore, un dipinto di Leonardo che sopravvive attraverso i secoli.
Quanta bellezza, toni vivaci, poesia, anima, profonda emozione!
Non sono rimasto meravigliato dal risultato, semplicemente, Roger ha ripreso quello che gli spettava!
Non c'e' piu' spazio per i confronti, solo una naturale celebrazione.
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Il vero amore non passa mai, il sentimento illumina eternamente il nostro cuore e i nostri pensieri, non lasceremo mai le persone che amiamo, non ci lasceranno mai. In tanta bellezza il giorno scorre in fretta e a volte la paura ci assale. Vorremmo che fosse per sempre!
Proviamo a fermare il tempo con un gesto, una carezza, una bella immagine che restera' eternamente nei nostri pensieri piu' dolci.
Il tempo di Federer non conoscera' il tramonto.


Cristiano Bartolomei